Si Cambia – Camilla Caldelli

Mi chiamo Camilla Caldelli, ho 18 anni e frequento l’ultimo anno di un liceo di indirizzo linguistico in Svizzera. Ho sempre scritto tanto e mi è sempre servito come sfogo ma ho capito che avrei dedicato tutta la vita e la carriera alla scrittura solo il mio primo anno di liceo quando mi è stato proposto di partecipare a un concorso con un racconto. Avevo 15 anni e la voglia e il coraggio che servono per iniziare a percorrere un sogno. Non l’ho vinto il concorso ma mi dico sempre che ho vinto comunque, perché senza di esso non avrei capito di come io necessiti questa realtà che si crea intorno a me e di come stia bene quando scrivo. Non ho mai smesso da quel giorno. E con il tempo sicuramente sono cresciuta e in me sono maturati lo stile, le conoscenze, le idee.
È giusto cambiare ma a volte è più bello rimanere bambini. Io quello spirito bambino ce l’ho ancora e penso di averlo per sempre.
Vivano i sogni e chi ci crederà veramente.

Si cambia,

per non poter essere quello che

si vorrebbe essere rimasti,

per dimenticare quello che

non avremmo voluto modificare.

Si cambia,

in verità solo perché non ci è

permesso di venir consevati:

si preferirebbe rimanere uguali,

perché l’uomo ama sussistere.

Si cambia,

come la luna ha le sue fasi, bensì

ogni persona è avida nel persistere,

tuttavia non si può essere

sempre pieni, sempre belli e nuovi.

Si cambia,

perché si è tenuti  ad essere crescenti ma

si è remissivi alla propria reminiscenza:

per non cadere in prescrizione,

nondimeno capita di guastarsi di rimorsi.

Si cambia,

si perde, si viene dissipati sotto fallo proprio,

anteponendoci -ombre del nostro passato- calanti,

eppure non si vuole star male, non si vuole

pensare che si stava meglio come si stava.

Si cambia,

perché così bene non ci si può più stare:

bene transitorio, spasimo oltremodo durevole;

scusiamo ed ignoriamo il passato,

per non dover rimembrare, non poter più rievocare.

Si cambia,

sì, ma la nostalgia permane e ci incita

in vano a ritornare, diventa comandante,

testa delle nostre più grandi ambizioni.

Si cambia,

perché l’ambizione più alta è recuperare

quella realtà che non torna, tempi che

mai sono stati ambiti e mai hanno ambito altro.

Si cambia,

perché non ci resta che andare avanti,

perché magari tutto quello si ripropagherà.

Si cambia,

nella speranza di non dover più farlo,

nella speranza che sia l’ultima volta,

nella speranza di essere talmente lontani

dal bello, da non sentirlo o da averlo escluso

così eccezionalmente da poterlo ritrovare,

come se fosse la prima volta e

come se si potesse scegliere

di non dover cambiare più.

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